Il socio
Capitalismo italiano ultimo atto

Da notare che mentre Fiat si trasferisce in America, Pirelli resta in Italia. In compenso in Pirelli arrivano i russi. Un accordo di massima raggiunto tra Unicredit, Intesa Sanpaolo, Clessidra e Nuove Partecipazioni ha consentito l’ingresso del gruppo russo Rosneft nel capitale di Pirelli. Clessidra si occuperà di alta moda, mentre i due gruppi bancari costituiranno con Rosneft una società veicolo per investire in Pirelli. Di questa società veicolo i russi possiederanno il 50%. Rosneft è una compagnia petrolifera la cui maggioranza azionaria è in mano allo Stato russo. In pratica se Obama ha abbracciato Fiat, Putin è entrato in Pirelli. Il salotto buono del capitalismo italiano della prima repubblica non esiste più. Non esiste più perché il capitalismo italiano non si sente più legato alle sorti dei nostri governi e soprattutto non intende seguire le sorti del nostro Paese. I grandi gruppi capitalisti che se ne vanno è perché più nessuno li rappresenta. Se avevano confidato in Berlusconi meglio metterci una pietra sopra. Pirelli a sorpresa resta, e fa accomodare Putin nel suo board societario. Non sarà certo peggio di quando Fiat negli anni ’70 fece accomodare Gheddafi. I giornali fanno notare il completo disinteresse di Pirelli per la crisi dell’Ucraina e per una eventuale prospettiva di sanzioni alla Russia. Non che Pirelli siano distratti, quanto che fiutino meglio di come andrà finire la partita che si gioca fra Mosca, Kiev e Sebastopoli. Di tutte le occasioni che si potevano avere negli anni per prendere di petto Putin, dalla guerra in Cecenia, all’omicidio della Politkvkaja, ad Assad, fino ai diritti degli omosessuali. Invece si è scelto proprio un banco di prova dove Putin appare in una botte di ferro. La Crimea è casa sua e se i cosacchi di Kiev ritengono di poter rovesciare con la forza un governo legittimo, non si vede perché i russi di Crimea, pacificamente e felicemente, non possano riannettersi alla loro madre patria. E’ stato usato impropriamente l’esempio del Kossovo, e pure sarebbe più semplice usare quello del Texas. Piuttosto che ricorrere alle sanzioni contro la Russia, varrebbe la pena di approntare un corpo di spedizione. Magari quello avrebbe qualche possibilità di successo le sanzioni alla Russia nessuno e lo dimostra proprio l’ingresso di Rosneft in Pirelli. Quanto sarebbero le aziende europee danneggiate dalle sanzioni alla Russia? E visto i debiti che la stessa Ucraina ha nei confronti dei russi sul fronte energetico, sarebbe di aiuto all’autonomia dell’Ucraina sanzionare la Russia? Se dobbiamo essere sinceri la presidenza Obama, a livello di politica internazionale almeno, non ha entusiasmato. In medio oriente, fra Libia, Egitto e Siria l’amministrazione statunitense, ha rimediato solenni ceffoni. In Crimea risuonerebbero anche più abbondanti nel caso non ci si preoccupasse di calare i toni e di cercare, con russi ed ucraini, una soluzione diplomatica utile a tutelare tutte le componenti popolari dell’area.